A Chinatown, zona Sarpi a Milano, dove abito da 15 anni, succede quello che sognavo da tempo, ovvero una diversificazione e riqualificazione dell’offerta dei negozi e l’apertura di test-shop, flagship store o nuove formule ristorative. Intendo dire negozi al dettaglio o ristorantini davvero unici, che strizzano l’occhio anche ai milanesi, non più esclusivamente appannaggio dei cinesi. Qui si vendono prodotti e cibi che sono felice di comprare o assaggiare e la composizione dei clienti in questi negozi è ormai 50-50. Ma la metamorfosi ci ha messo un po’ di tempo. All’inizio degli anni 2000, la storicissima via Paolo Sarpi adiacente a Chinatown, è stata letteralmente devastata da una ondata di acquirenti cinesi che, con tecniche non proprio ortodosse e tanti soldi contanti, convincevano alla (s)vendita i superstiti dettaglianti orto-frutta, librerie, gli store di abbigliamento per bambini, il pane-latte all’angolo, per rilevare in fretta le attività. Obiettivo era riaprire gli empori, ingrossi di bigiotterie in serie, borse e cinture, vestiti di fibre sintetiche, sartorie, parrucchieri e manicure. Arredamento essenziale e standardizzato, negozi replicanti con gli stessi prezzi (i listini stampati con prestazioni e prezzi uniformi, 6 euro la piega, 8 euro piega e taglio). Insomma il quartiere era un esempio reale del mercato di “concorrenza perfetta” che avevo studiato all’università : prodotti basilari altamente sostituibili, prezzi e servizi identici, no differenziazione, no varianti. Aiuto! Comprare vestiario e scarpe era diventato impossibile, anche la passeggiata nel quartiere era deprimente. L’offerta commerciale tendeva alla monotonia, meno male che ho atteso pazientemente…..
Ebbene, lunghi lavori di pavimentazione hanno reso la via Sarpi pedonabile e qualitativamente rivalorizzata, ed ecco affacciarsi timidamente nuove formule di negozio italiano o cinese, ma in linea con il nuovo trend della sharing economy, del nuovo easy-going-lifestyle che tanto ci piace, dei pasti destrutturati e della iperspecializzazione (faccio solo questo ma sono un vero maestro!). Apre il primo “Presso”, grande locale indefinibile all’inizio, ma ottimo generatore di traffico e curiosità, con i suoi eventi culinari live che si possono ammirare in diretta dalle vetrine. Presso non è un ristorante, non è uno showroom, non è un cinema, è un locale-camaleonte affittabile a zone. Obbligo prenotare mesi prima!
E poi una raffinata enoteca gestita da cinesi, col diploma di sommelier appeso al muro, champagne in fresco per la sorpresa al partner, offerte speciali tutte le settimane. La pasticceria cinese Mr. Time si mette a lustro e propone pasticcini freschi in minuscole scatoline e “torte al forno” (dovete sapere che le torte cinesi delle cerimonie sono spessi strati di pan di spagna farcito e coperti di glassa decorata, pronte senza usare il forno). Il retrobottega è un tutt’uno con la zona vendita e gli ingredienti sono esposti in bella vista. I cinesi per scongiurare le credenze dei cibi surgelati e importati, di pessima qualità e consistenza aprono le porte delle cucine e ti mostrano che è tutto fatto sotto i tuoi occhi nella “Ravioleria” di Paolo Sarpi, il più innovativo china-street food, con pochi piatti take away pronti in pochi minuti, cucinati espressi, con materie prime di qualità e a km zero, tutto sulla strada e in vetrina. Curano i clienti, quando piove montano un gazebo per proteggere la lunga coda (= attenzione al cliente e mantenimento della coda che vuol dire qui c’è qualcosa di interessante). Sempre parlando di cibo cinese ruspante, ecco la ravioleria-fast food “Tang Gourmet”, nato sulle ceneri di grossista-clone di collanine. Qui la promessa è “Non vi portiamo solamente il cibo, ma Anche la cultura” : che vuol dire tanti tipi di ravioli a prezzo contenuto e vera esperienza di taverna cinese, con tanto di video, musica originale e porzioni da fame-da-lupo. Segue una settimana fa, l’apertura del primo negozio “La Risotteria di Scotti” – una vera sfida vendere riso a Chinatown – che immette innovazione su un prodotto italiano di qualità. Quindi riso in tutti i suoi stati di aggregazione : liquido, soffiato, biscottato, cotto, liofilizzato, versione birra, versione yogurt, versione merendina, per celiaci, ecc. Il tutto con tessera fedeltà, sconti da outlet, omaggi e personale simpaticissimo. Per agevolare l’integrazione, cercano commessa/o cinese con attitudine al wellness. E non ho finito : ecco il Washing Cafè, una moderna lavanderia a gettoni con “4 lavatrici e 4 asciugatrici per prendersi cura dei tuoi capi in modo sicuro, veloce e ecologico”, abbinato a un american bar con food and drink, stile anni ’50 per la tua attesa. Orari estesi 7,00-22,00 tutti i giorni. Aria di Stati Uniti per le alette di pollo fritte e gli anelli di cipolla alla maniera del Kentucky. Li trovi da “Corey’s Soul Chicken” e Corey è un exmodello e cantante con il pallino del fast food. Per finire, non dimentichiamoci la bevanda più bevuta in Cina, il tè. Questa volta rivisto con sostanziose perle di tapioca, 30 colori e 50 gusti : lo fanno al QQ Tea Taiwan Bubble Tea oppure allo Chateau du Fan (al di là del francesismo è una gelateria cinese), non perdetevi questa esperienza. E’ quasi una merenda, un mangia-e-bevi davvero bizzarro, nel bicchierone sigillato e cannuccia (praticamente un cannone!) per tirare su le palline. Ti senti in un altro paese, ma sei sempre nella tua vecchia Milano, rinata e stuzzicante, ora catalizzatore di novità.